Campania, Sant’Egidio; ‘O pere e ‘o musso

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L'estate è  in tutta Italia la stagione in cui più si festeggiano sagre e feste paesane che rappresentano una ghiotta occasione per assaggiare prodotti tipici in allegria. In questi ultimi anni si rileva una crescente partecipazione a queste manifestazioni. La Campania, terra di per se stessa gioiosa e festaiola, non fa certo eccezione . La verde Irpinia, terra di grandi vini ma anche sagre e feste, festeggia Sant'Antonio da Padova il fine settimana seguente il 13 Giugno .

 E allora sono processioni, fuochi artificiali, tante bancarelle con il torrone, la frutta secca, i giocattoli per i piccoli e chi più ne ha , più ne metta, ma solo in queste zone c'è un furgoncino su tre ruote ( o trerrote o l'Apa) che vende "o Musso". Questo è un prodotto tipico campano ed è certamente uno dei più antichi "Street food", il muso del vitello spesso accompagnato dagli zampetti del maiale. Messo in bella mostra in mezzo ai limoni il Mussaro lo serve tradizionalmente su un coppo di carta, ma ormai quasi sempre su una igienica vaschetta di plastica. Il mussaro taglia fette del musetto per poi condirlo col limone e con il sale contenuto dentro un corno e a questo punto si gusta la leccornia. Nessuno penserebbe mai a mangiare o musso in altra sede che non sia per strada durante la festa preferibilmente. Gli zampetti li potreste pure trovare in macelleria ma il musso …non è proprio possibile! Questa antica preparazione non è altro che il muso del vitello pulito dai peli e bollito seguendo quella tradizione popolare per cui non si buttava nulla mentre oggi qualcuno lo presenta addirittura con verdurine, olive e sottaceti come sfizio d'Haut cuisine…. 20180617_192951[1]

Come curiosità vi riporto che a Napoli, nel quartiere Pignasecca c'è una tripperia che si chiama "le Zendraglie"parola che deriva dal francese "les entrailles". Durante il dominio angioino di Napoli dal palazzo reale si gettavano in strada al popolo affamato gli scarti della cucina richiamando la gente all'urlo "les entrailles". Successivamente la parola "Zendraglia"veniva usata anche per definire una donna sgradevole, rumorosa, volgare e cienciosa.  


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