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Prato

Quando pensiamo alla Toscana,indiscutibilmente la nostra mente va alle mete più blasonate e, dunque, se ti capita di andare a Prato ti aspetti di trovarti nel distretto del tessile tra tante persone con gli occhi a mandorla in un contesto poco attrente e povero di charme. 28Devo dire che non ritenevo proprio che avrei potuto trovare una cittadina intrigante, con un centro storico interessantissimo ricco d'arte e storia,tante belle botteghe. Se vi capitasse di andare a Prato non vi perdete il duomo con il bellissimo pulpito di Michelozzo e le decorazioni di Donatello, gli affreschi di Frate Filippo Lippi, pittore di prim'ordine e padre di Filippino Lippi la cui mamma era una suora che faceva da modella al frate..ma questa è un altra storia che nulla toglie alla bellezza del luogo e dei suoi monumenti.29

Chiunque conosca un pò la cucina toscana sa che la sua caratteristica bontà deriva dalla semplicità delle preparazioni: riciclare gli avanzi e mescolare ingredienti anche poveri sta alla base della cucina tradizionale toscana. La gastronomia di Prato è assolutamente in linea con quella regionale: la regola principale è evitare gli sprechi. I dintorni della città offrono tante materie prime per realizzare piatti gustosi e salutari, primo fra tutti l’olio extravergine delle colline di Carmignano.

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Polpo marinato grigliato su duchesse di patate allo zafferano

  Polipo marinato grigliato su duchesse di patate allo zafferano (dosi per 8-10 persone)

L'amico Marcello, romano trasferito a Torino, mi ha mandato questa ricetta da consumare in buona compagnia, visto che ha indicato dosi per 8/10 persone, è certamente segno che si tratta di una preparazione decisamente gustosa che non può che essere condivisa… 
 
Procedimento ed ingredienti per la parte polipo:
 
Metto in una pentola con abbondante acqua un limone spremuto e poi lasciato nell’acqua, un bicchiere di vino bianco, un gambo di sedano, una carota, del pepe nero in grani, un mazzetto di prezzemolo e porto ad ebollizione. Questa preparazione si chiama “court bouillon” e deve il suo nome alle parole court, che vuol dire "corto", e bouillon che significa "brodo" ed indica giustappunto una preparazione base che deve cuocere limitatamente con una leggera ebollizione  che non vuole rovinare la polpa del pesce.6

Quando bolle acqua mettiamo un polipo di circa 1.5 -2 kg e facciamo cuocere almeno per un’ora od un’ora e mezzo (per verificare che sia cotto infilziamo la parte più spessa del tentacolo e vediamo se è morbida, allora è cotto). Possibilmente lascio raffreddare il polpo nella sua acqua di cottura.

maggio

Maggio

maggioMaggio, il mese della Madonna per i cristiani, è il secondo mese della stagione primaverile che entra in questo periodo nella sua fase di massima espressione: le giornate si allungano e il clima è decisamente più mite.

Presso gli antichi questo periodo veniva dedicato a divinità legate alla luce , metafora del risveglio di madre natura , la dea Maia degli antichi romani , da cui il termine Maius da cui deriva il nome di questo mese. I fiori, bellissimo simbolo della natura che si lascia alle spalle il freddo letargo invernale, sono i protagonisti di quelle feste ancestrali come il calendimaggio, erede della Floralia dei nostri progenitori  romani e assai diffuso in forme differenti su tutta  la penisola. E forse non è un caso che la seconda domenica di Maggio si festeggi anche la festa della mamma…

corteo-calendimaggio_jpg1   A Maggio si festeggiano anche  i compleanni di mia moglie e mia figlia, il 20 è l'anniversario del giorno in cui Levi Strauss e Jacob Davis brevettano i blue jeans  ma tutto questo poco ha a che fare con l'agroalimentare….

Tra i banchi del mercato fanno la comparsa degli alimenti succosi, freschi e ricchi d’acqua che ci aiutano a espellere le tossine che abbiamo accumulate durante l'inverno.

risotto con gli asparagi

Gli asparagi sono un delizioso ortaggio, scrigno di nutrienti benefici e con effetti, dicono, afrodisiaci che arriva sulle nostre tavole all'inizio della primavera. In Italia abbiamo una grossa tradizione nella coltura dell'asparago che ha parecchie varietà locali a cui è stato attribuito una I.G.P.

pasqua

Umbria,Marche: Torta al formaggio, Crescia di Pasqua

Quando ero bambino, purtroppo tanti anni fa, trascorravamo alle volte il periodo pasquale a Senigallia nella casa di campagna di un caro amico di famiglia, e lì scoprii la Crescia. Ma ancora oggi se vi capitasse di andare in uno di quei bellissimi centri medioevali di Marche o Umbria nel periodo di Pasqua sentireste nei pressi dei forni e delle  case l'aroma intrigante della pizza di formaggio. Non può essere Pasqua se non c'è la pizza al formaggio, detta, appunto, anche Crescia, il cui profumo letteralmente inonda dai tempi dei tempi le cucine e va a stuzzicare l’appetito.

Le preparazioni tipiche della Santa Pasqua (terza parte)

'pizza chiena'a1

Non è il Tortano nè il Casatiello, è la pizza piena, in dialetto 'pizza chiena', che richiama la tradizione pasquale contadina del sud Italia. Come si può immaginare dal nome, si tratta di una torta rustica, cotta in forno, che richiede un ripieno ricco e alto almeno 6 o 7 centimetri, a cui fa da contenitore un impasto lievitato, simile a quello della pizza.  La cosa importante è l'altezza: la pizza chiena è alta e l'altezza è all'80% costituita dal ripieno, non dalla pasta di pane che sarà sottile quanto basta per fare da contenitore. In origine era il piatto del giorno di festa della cucina contadina, quando le donne si riunivano per impastarla tutte insieme e si mettevano poi in fila per cuocerla nel forno a legna. Dentro ci finisce tutto o quasi tutto quello che “avanza” anche se in tempi moderni viene preparata prima e dunque non certo con gli “scarti”. 

Le preparazioni tipiche della Santa Pasqua (seconda parte)

Continuando la passeggiata per le regioni d'Italia alla scoperta delle preparazioni tradizionali della Santa Pasqua …..

La Pasimata della Garfagnana.Si tratta di uno dei dolci tradizionali del periodo Pasquale in Garfagnana e Valle del Serchio. La ricetta originale sembra risalire al 1621, quando la Confraternita Del Santissimo Sacramento di Castiglione di Garfagnana ne stabilì la distribuzione a tutti i confratelli.

Le preparazioni tipiche della Santa Pasqua (prima parte)

pasquaLa Pasqua è la festività che celebra, secondo tutte le confessioni cristiane, la resurrezione di Gesù, avvenuta il terzo giorno dalla sua morte in croce; ma se andiamo oltre l'aspetto religioso, la simbologia è quella della speranza che al buio si possa sempre contrapporre la luce, al freddo e alla stasi dell'inverno il risveglio e il tepore della primavera. La presenza in ogni menù pasquale delle uova e dell’agnello è certamente legata  alla tradizione religiosa: dall'antichità e secondo riti ancestrali, le uova sono simbolo di vita e di fecondità, e in genere venivano consumate proprio per celebrare l’arrivo della primavera, come metafora della rinascita di una nuova vita. In seguito i primi Cristiani trasposero questa tradizione associandola alla rinascita di Cristo: l’uovo è diventato così simbolo della Resurrezione. Da allora la Chiesa ha diffuso la tradizione di distribuire tra i fedeli ceste di uova benedette, e l’uovo è diventato parte integrante delle tradizioni cristiane legate alla Pasqua. Da  quelle utilizzate in torte salate o nei dolci a quelle di cioccolato, l’uovo è protagonista assoluto dei più tradizionali menù pasquali tipici italiani, insieme all’agnello, che ricorda appunto sotto il profilo religioso il sacrificio di Cristo, che diventa “agnello di Dio”. 

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L’antica storia del miele(seconda parte)

Dolci arabi… tipicamente nordici        
Una tradizione di pasticceria si mantiene per tutto il Medio Evo. Sono di derivazione araba dolci a base di frutta secca come il torrone e il panforte, ma anche quelli a base di farina e spezie, diffusi soprattutto nel  Nord Europa, le cui ricette vennero importate verso il 1100 dai Crociati di ritorno dalla prima Crociata: il tedesco Lebkuchen, il francese Pain d’épices, l’inglese Gingerbread, gli svizzeri Basler Leckerli, il Panpepato.
 
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Dal punto di vista nutrizionale, vi è un riconoscimento dell’apporto calorico del miele che lo vede perciò valorizzato soprattutto nelle aree centro-settentrionali dell’Europa, più esposte a lunghi inverni e con una minore disponibilità di alternative zuccherine. Cibo calorico e di facile digeribilità, è base dell’alimentazione di malati, bambini (di famiglia ricca), eremiti, militari (come razione di sussistenza) e per i periodi di parziale digiuno dei monaci.
Continua dall’epoca romana la tradizione di vini mielati e dell’idromele, che nei paesi nordici diventa ora parte dei consumi quotidiani di larghe fasce della popolazione.
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Quando si mise ordine tra i sapori     

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l’antica storia del miele (prima parte)

Il miele ha una storia antichissima.
E’ documentata la presenza di piante che producono nettare e polline fin da 150-100 milioni di anni or sono. Le prime api compaiono da 50 a 25 milioni di anni fa, insieme ai primi esemplari di primati. Le api sociali, cioè le api vere e proprie che funzionano come organismo collettivo,  avrebbero un’età che va da 20 a 10 milioni di anni or sono.
Un milione di anni fa compare l’uomo.

Le prime tracce che testimoniano l’uso del miele da parte dell’uomo, il quale probabilmente se ne cibava fin dalle origini, sono databili a circa 10 mila anni fa, come questa pittura rupestre scoperta nei pressi di Valencia, in Spagna: sembra mostrare un uomo che si arrampica sulla cima di un albero, o di una rupe. E’circondato da api in volo, dotato di una borsa o una cesta per riporre i favi sottratti alle api, con una nuvoletta di fumo per ammansirle.  8Questa tecnologia primordiale è la stessa usata ancor oggi dai “cacciatori di miele” in India, che si arrampicano con scale di corda  su rupi alte anche 100 metri.