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alici in tortiera

CatturaAlici in tortiera

Le alici sono dei pescetti eccezionali che costano poco e se cucinati in maniera adeguata possono dare grandi soddisfazioni al palato. Nel meridione e, naturalmente, nelle località di mare, sono state elaborate moltissime gustose ricette come i calabresi spiedini di alici, le campane alici e cecinielli alla scapece,l'abruzzese fracchiata e tante altre deliziose preparazioni che vedono le alici come protagoniste.

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insalata

Arriva l'estate, il caldo il mare e la prova costume…sarà per questo o per altra ragione ma capita sempre più frequentemente in questo periodo di notare chi si converte abbandonando il classico piatto di pasta im favore dell'insalatona. Ma la domanda è cosa intendiamo per insalata? Perchè un conto sono due foglie di lattuga condite con olio e aceto, ben altra cosa sono quelle preparazioni in cui all'insalata mista vengono aggiunte le mozzarelline, il tonno, le uova sode e chi più ne ha più ne metta. Diciamo, allora, che nel linguaggio comune, per insalata si intende spesso la variante più semplice di questo piatto, ossia l'insalata verde, preparata solamente con verdure crude in foglia come la lattuga, l'Indivia, la Scarola, ma  il vocabolo viene comunemente usato anche per indicare le verdure stesse. Quali sono le varietà più diffuse?

Pisa, Toscana: la Cecina

Ricetta della cecina

 Gustosa e facilissima a farsi, la Cecina toscana è una ricetta della tradizione, un piatto del popolo ricca di gusto e di storia, si tratta di una torta molto sottile a base di ceci che viene servita a fette con tanto pepe. 

 L’ho conosciuta ed assaggiata per la prima volta a Pisa, in un locale del corso che poi è diventato una tappa obbligata. A Pisa, cosi come a Viareggio, la Cecina si usa consumarla semplice, un pezzo preso dal testo in un pezzo di carta, o in mezzo a una focaccia o schiacciata all’olio. La Cecina si ritrova comunque lungo tutto la costa toscana, dalla Maremma in provincia di Livorno fino alla Versilia, mentre nella zona di Massa e di Carrara, avvicinandosi alla Liguria, si usa consumarla con del rosmarino.Viene cotta, tipicamente, seguendo la tradizione, in un testo rotondo di rame stagnato dal diametro di almeno 30 cm, o una piastra di ghisa, e poi servita a spicchi con pepe nero, caldissima. Perfetta da gustare assieme a formaggi ma anche a sott'olio così da esaltare il sapore dei ceci.

Le origini della Cecina sono motivo di contesa tra pisani e livornesi, se mai ce ne fosse bisogno, comunque un piatto antico diffuso anche oggi in Toscana con nomi diversi nell’arco di pochi chilometri e la cui origine è comunque contesa anche tra la Liguria e la Toscana.
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Talamone,Toscana: Totani ripieni

I totani ripieni sono un secondo di mare molto diffuso nelle nostre regioni dove le versioni del piatto sono tantissime. La ricetta che vi proponiamo  ci è stata suggerita da un amico di Talamone, delizioso paesino frazione di Orbetello. Di origini etrusche, poi romana, nel medioevo degli Aldobrandeschi, che vi costruirono la rocca, per poi passare nelle mani dei Senesi. La malaria e le condizioni insalubri della maremma comportarono un lungo periodo di abbandono e degrado.

 Dopo il 1646, in seguito all'occupazione francese, si verificò anche un grande spopolamento delle campagne. Nel corso del XVIII secolo iniziò una lenta ripresa: la località fu tappa della spedizione in Egitto dell'ammiraglio Nelson, che partì nel 1798 da Tolone per Napoli. sostando, come scrisse Napoleone nelle sue Memoires a «la rade de Tagliamon sur les côtes de Toscane»,

Per la storia nazionale  il nome della città è sicuramente legato all'impresa dei Mille, agli ordini di Giuseppe Garibaldi, che qui fecero tappa nel 1860 per rifornirsi di armi ed acqua.

Torniamo alla nostra ricetta che è molto semplice, certamente un eredità della cucina umile dei pescatori, ma comunque vi fornirà un piatto delizioso di sicuro effetto.

Il totano è  generalmente una specie pelagica che vive al largo alla profondità tra i 100 e i 600 metri. Si sposta in banchi di numerosi individui risalendo durante la notte in superficie  e tornando nelle profondità marine nelle ore diurne. Si ciba di pesci e crostacei e lo troviamo nei banconi del pescivendolo dalla fine dell'estate al pieno inverno.

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Il nocino

"Unguento unguento, mandame alla noce di Benvento 

supra acqua et supra vento et supre ad omne maltempo…". 

Molte Streghe (donne accusate di stregoneria) avrebbero riferito durante i processi queste parole magiche da formulare sotto un albero di noce la notte di San Giovanni.

Fin dall'antichità si attribuiscono all'albero di noce  proprietà benefiche ma anche letali. Plinio, nella sua Naturalis historia, raccomanda di non sdraiarsi all'ombra dell'albero perché potrebbe comportare conseguenze mortali, attribuendo all'albero proprietà magiche e soprannaturali. 

In Grecia, l'albero era protetto dalla dea Artemide che era si la dea della natura, ma anche la dea lunare, protettrice dei boschi e che sarebbe stata, secondo il mito, trasformata in un noce da Dioniso. I romani inglobarono per intero la mitologia greca e misero il noce sotto la protezione della dea Diana. Il collegamento con una divinità magica che si favoleggiava agisse nella notte per favorire lo scorrere della linfa vitale nelle piante, infondendo in esse la vita, fece sì che il noce venisse avvolto in questo alone misterioso e mistico. Le janare erano le Dianare, appunto le seguaci di Diana, coloro che celebravano i riti legati alla fertilità ed alla madre terra, in poche parole, erano le streghe. E cosi arriviamo ai rituali contadini che vedono la donna più esperta nella preparazione salire a piedi scalzi sull'albero per raccogliere a mani nude le noci migliori. Con le mani nude perchè non si potevano usare utensili di ferro in quanto si credeva che avrebbero compromesso le proprietà officinali della pianta. Le noci venivano lasciate alla rugiada notturna per l'intera nottata e si mettevano il giorno dopo in infusione. Solo con la notte di Ognissanti, il 31 Ottobre, la preparazione aveva termine.  

giugno

Giugno

giugnoDice il proverbio contadino «Giugno la falce in pugno», per la natura segna un periodo di grande prosperità: dalla mietitura del grano ai molti prodotti dell’orto e alle molte varietà di frutta che raggiungono il giusto grado di maturazione.

Verona,Veneto:I grandi vini della Valpolicella 2^ parte

 

 


I grandi vini della Valpolicella 

Seconda parte

Il Recioto DOCG  è il vino storico per antonomasia della Valpolicella, erede del romano Retico e del longobardo Acinatico . L’origine del suo nome non è molto definita in quanto potrebbe discendere dall’espressione “recie” ovvero orecchie con cui nel dialetto locale si indicano le parti più laterali e zuccherine dei grappoli.

Verona,Veneto,I grandi vini della valpolicella : un pò di storia e qualche curiosità

verona notteI grandi vini della valpolicella prima parte

Pensando alla splendida Verona e a quella meravigliosa zona in cui è situata, il pensiero vola a Giulietta e Romeo, il loro balconcino ma anche quella cucina opulenta per cui i banchetti degli Scaligeri erano noti in tutta Europa. Romeo e GiuliettaMa naturalmente un buon cibo deve essere accompagnato da un degno vino ed ecco apparire nelle nobili tavole il più nobile  : l’Amarone

Sciacchetrà

Andando in giro per la nostra Italia abbiamo continuamente l'opportunità di scoprire scorci e località di bellezza incomparabile e l'elenco sarebbe veramente lungo. Ma il connubio di mare e colline che ci offrono le cinque terre difficilmente lo possiamo trovare altrove. Qua, più che in altri posti si assiste alla lotta che si teneva tra chi, nato in riva al mare, cercava di conquistarsi un pezzetto di terra coltivabile e il luogo bellissimo ma aspro e impervio. E cosi si formarono quei terrazzamenti che addolcirono il territorio e resero ancora più caratteristiche le colline che sovrastano quei deliziosi borghi di pescatori.

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Pecorino

C'era  una volta …..il Pecorino e non vi vogliamo parlare del conosciutissimo formaggio ma di un vino che solo la caparbietà di alcuni personaggi innamorati del vino e delle loro terre ha salvato dall'estinzione e portato a essere considerato uno dei grandi vini bianchi italiani. Plinio il vecchio parla dei vini del Piceno come di prodotto di eccellenza che veniva portato e apprezzato sino nelle lontane Gallie.Sorbi_-_La_festa_della_vendemmia Non sappiamo a quale vino marchigiano si riferisse ne certamente la tipologia di coltivazione e di vinificazione. Saltando alcuni secoli, le fonti successive ci riportano all'ottocento quando prevaleva nelle Marche l'arativo vitato, dei terreni lavorati favorendo le colture orticole con piccole vigne, vale a dire degli appezzamenti tipicamente con degli olmi che li delimitavano e le viti che correvano tra essi. Questa particolare architettura degli appezzamenti era tipica dell'agricoltura di sussistenza che si praticava e in cui gli olmi avevano il compito di ospitare la fauna selvatica, essere usati per far ceste e con le loro foglie contribuire ai pasti dei bovini. A questa regola generale facevano eccezione solo delle vigne specializzate nella zona di Arquata del Tronto, un  piccolo borgo montano posto alle pendici del Monte Vettore che conservava questo vitigno miracolosamente sopravvissuto alla filossera, quella specie di "peste delle vigne" che veniva dal nord america e  distrusse gran parte dei vigneti europei ma non "lu Pecuri' " come viene chiamato in dialetto, che quindi ha mantenuto intatta la sua identità nei secoli.