L’antica storia del miele(seconda parte)
Dolci arabi… tipicamente nordici Una tradizione di pasticceria si mantiene per tutto il Medio Evo. Sono di derivazione araba dolci a base di frutta secca come il torrone e More »
l’antica storia del miele (prima parte)
Il miele ha una storia antichissima. E’ documentata la presenza di piante che producono nettare e polline fin da 150-100 milioni di anni or sono. Le prime api compaiono da 50 a 25 More »
Lucania,Matera:pane di Matera
Pane di Matera il Pane di Matera IGP ha un gusto assai particolare che difficilmente si dimentica. Sia la forma che il gusto di questo prodotto tradizionale lucano sono l’eredità di una cultura antichissima e More »
Lazio;Anzio: mezzi rigatoni cò carciofoli e gobbetti
Francamente sono sempre lusingato quando tra gli amici di Italiano e genuino qualcuno che ha fatto suo lo spirito del blog prende l'iniziativa. Ed è questo il caso degli amici Rita e Attilio di Anzio More »
Lambrusco: vino allegro e frizzante
« Non sa ella, signora Contessa, che Domineddio fece apposta il Lambrusco per annaffiare la carne dell'animale caro ad Antonio Abate? E io, per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a More »

L’antica storia del miele(seconda parte)
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Dal punto di vista nutrizionale, vi è un riconoscimento dell’apporto calorico del miele che lo vede perciò valorizzato soprattutto nelle aree centro-settentrionali dell’Europa, più esposte a lunghi inverni e con una minore disponibilità di alternative zuccherine. Cibo calorico e di facile digeribilità, è base dell’alimentazione di malati, bambini (di famiglia ricca), eremiti, militari (come razione di sussistenza) e per i periodi di parziale digiuno dei monaci.
Continua dall’epoca romana la tradizione di vini mielati e dell’idromele, che nei paesi nordici diventa ora parte dei consumi quotidiani di larghe fasce della popolazione.
Quando si mise ordine tra i sapori

l’antica storia del miele (prima parte)
Un milione di anni fa compare l’uomo.
Le prime tracce che testimoniano l’uso del miele da parte dell’uomo, il quale probabilmente se ne cibava fin dalle origini, sono databili a circa 10 mila anni fa, come questa pittura rupestre scoperta nei pressi di Valencia, in Spagna: sembra mostrare un uomo che si arrampica sulla cima di un albero, o di una rupe. E’circondato da api in volo, dotato di una borsa o una cesta per riporre i favi sottratti alle api, con una nuvoletta di fumo per ammansirle. Questa tecnologia primordiale è la stessa usata ancor oggi dai “cacciatori di miele” in India, che si arrampicano con scale di corda su rupi alte anche 100 metri.

torta col cuore di limone


Puglia e Lucania: pancotto e cime di rapa
Qualche tempo fa ero ospite da amici. Mentre chiacchieravamo nella loro cucina, alla mia amica cadde un pezzetto di pane. Lei lo raccolse, lo accostò alla bocca accennando un bacio, si fece il segno della croce e lo mangiò. Maria viene da una famiglia di dieci figli e ha il sacro rispetto di quello che era la base della sua alimentazione, di ciò che in chiesa rappresenta il corpo di nostro Signore, del frutto di tanto lavoro. Insomma, Maria viene dalla cultura del non si getta nulla, specialmente il pane.
Mia moglie ha cucito una sacchettina di cotone dove riponiamo tutto il pane che avanza. Con questo facciamo crostini per le minestre, il pangrattato e poi abbiamo Caio che ogni mattina reclama il suo tocco di pane duro per rifarsi i denti. Chi è Caio? E' il mio cagnolino: 54Kg di bontà…

Lucania,Matera:pane di Matera
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Lazio;Anzio: mezzi rigatoni cò carciofoli e gobbetti
Francamente sono sempre lusingato quando tra gli amici di Italiano e genuino qualcuno che ha fatto suo lo spirito del blog prende l'iniziativa. Ed è questo il caso degli amici Rita e Attilio di Anzio che mi hanno fornito degli ottimi spunti "mangerecci" tradizionali di questa bellissima cittadina di mare della costa laziale. Oggi vi presentiamo un piatto semplice, di ottimo effetto scenico e veramente stuzzicante e gustoso: i mezzi rigatoni cò carciofoli e gobbetti. Cosa siano i carciofoli non ve lo devo certo spiegare, mentre per i gobbetti una "traduzione" si impone, nel vernacolo portodanzese sono i gamberetti rosa o bianchi. Vediamo come preparare questo piatto…..

Lambrusco: vino allegro e frizzante
« Non sa ella, signora Contessa, che Domineddio fece apposta il Lambrusco per annaffiare la carne dell'animale caro ad Antonio Abate? E io, per glorificare Dio e benedire la sua provvidenza, mi fermai a Modena a lungo a meditare la sapienza... » |
(Giosuè Carducci, tratto dalla corrispondenza intrattenuta con la contessa Ersilia Lovatelli)
Parlando di Lambrusco vengono in mente allegre e chiassose tavolate di amici che, davanti a |

Pecorino
C'era una volta …..il Pecorino e non vi vogliamo parlare del conosciutissimo formaggio ma di un vino che solo la caparbietà di alcuni personaggi innamorati del vino e delle loro terre ha salvato dall'estinzione e portato a essere considerato uno dei grandi vini bianchi italiani. Plinio il vecchio parla dei vini del Piceno come di prodotto di eccellenza che veniva portato e apprezzato sino nelle lontane Gallie. Non sappiamo a quale vino marchigiano si riferisse ne certamente la tipologia di coltivazione e di vinificazione. Saltando alcuni secoli, le fonti successive ci riportano all'ottocento quando prevaleva nelle Marche l'arativo vitato, dei terreni lavorati favorendo le colture orticole con piccole vigne, vale a dire degli appezzamenti tipicamente con degli olmi che li delimitavano e le viti che correvano tra essi. Questa particolare architettura degli appezzamenti era tipica dell'agricoltura di sussistenza che si praticava e in cui gli olmi avevano il compito di ospitare la fauna selvatica, essere usati per far ceste e con le loro foglie contribuire ai pasti dei bovini. A questa regola generale facevano eccezione solo delle vigne specializzate nella zona di Arquata del Tronto, un piccolo borgo montano posto alle pendici del Monte Vettore che conservava questo vitigno miracolosamente sopravvissuto alla filossera, quella specie di "peste delle vigne" che veniva dal nord america e distrusse gran parte dei vigneti europei ma non "lu Pecuri' " come viene chiamato in dialetto, che quindi ha mantenuto intatta la sua identità nei secoli.

Lucania: i peperoni Cruschi
I peperoni Cruschi sono un prodotto tipico lucano che ha ottenuto in particolare per il peperone crusco di Senise la IGT. Sono detti cruschi per ricordare la particolarità che hanno, una volta fritti, di diventare croccanti .
Nascono dall’esigenza di conservare i peperoni per l’inverno quando sarebbero stati utilizzati in varie preparazioni. Si utilizzano peperoni lunghi e dalla polpa sottile, che, ancora freschi, vengono riuniti in collane con un filo di cotone che li unisce dal picciolo, e poi fatti essiccare al sole .
Quando li si vuole cuocere, vengono appena scottati nell’olio bollente visto il loro ridotto spessore, dando luogo, una volta raffreddati, a un gustoso spuntino croccante come delle patatine, senza essere eccessivamente piccanti. Posti dentro un vasetto di vetro già fritti si possono conservare per alcuni mesi e l'olio di cottura dei peperoni fritti può essere utilizzato come gustoso intingolo anche per condire la pasta.

Il panettone e i dolci di San Biagio
Oggi 3 Febbraio San Biagio il santo che secondo la tradizione popolare milanese ‘benedis la gola e él nas‘, insomma "benedice la gola e il naso". San Biagio di Sebaste pare fosse un medico armeno, vissuto nel III secolo d.C. Si narra che quando una madre disperata gli portò il figlio morente per una grossa spina di pesce conficcata in gola, gli diede una grossa mollica di pane che, scendendo dalla gola, rimosse la spina salvando miracolosamente il ragazzo. Naturalmente questo fatto, dopo che il povero Biagio ebbe subito il martirio, venne considerato un miracolo e Biagio venne fatto santo e dichiarato protettore della gola. Per completezza di informazione quello della lisca non fu l'unico miracolo riconosciuto attribuito al santo e visto che venne straziato con pettini per cardare la lana prima di essere decapitato era considerato protettore dei cardatori, ma anche degli animali e delle attività agricole.
A Milano nelle rare tradizioni contadine che sopravvivono alla modernità c'è l'uso di mangiare il panettone ormai un pò rinsecchito avanzato dal Natale. Questa antica tradizione nasce da un antica leggenda: