Salento: le tavole di San Giuseppe

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Nel Salento ogni anno, da tempo immemorabile, il 18 ed il 19 marzo si respira, insieme all’aria di primavera, l’atmosfera calda e familiare delle Tavole di San Giuseppe.DSC_3408

Tale festa nasce da una forma originale di devozione verso il santo. Infatti, i devoti preparano la Tavola in onore di San Giuseppe come voto o richiesta di grazia.

Come da tradizione, l’allestimento della tavola avviene in una stanza dell’abitazione, in generale la più grande e bella. In particolare si tratta di una lunga tavola, o altare, coperta da una candida tovaglia, ornata di fiori e ceri accesi, con nel mezzo un grande quadro od una statua del santo. Tutt’ intorno una tavola imbandita di piatti tradizionali, preparata per un numero di commensali che può variare da tre a tredici e comunque in numero dispari, colora e riempie la stanza conferendo alla stessa una profumazione intensa ed avvolgente.

DSC_3358I commensali  rappresentano la Sacra Famiglia e vari santi. La tavola un tempo veniva offerta alle persone più povere del paese o di paesi vicini, mentre oggi si è soliti invitare alla mensa parenti o conoscenti anche come offerta e occasione di riconciliazione. Dopo essere state benedette dal parroco nel pomeriggio della vigilia, le case vengono aperte al pubblico ed inizia così il giro delle Tavole che dura tutta la serata, per riprendere, dopo una notte di veglia e di preghiera, la mattina seguente.

CatturaAi visitatori vengono offerte “le pucce”, cioè pane votivo posto su un tavolo all’ingresso dell’abitazione. Talvolta viene inoltre offerta ai visitatori la “massa”,  pasta fatta in casa e condita con ceci. Le Tavole prevedono un numero di tredici pietanze tutte di magro cadendo la festa durante la Quaresima. Si tratta di pasta con miele e mollica di pane, pesce fritto ed arrosto, cipollacci col fiocco detti “pampasciuni”, stoccafisso in umido, fritti con il miele, “ciceri e tria” ovvero vermicelli con ceci, rape bollite, olio e vino. L’elemento portante è il pane votivo:  grosse ciambelle di circa cinque chili con nel mezzo un finocchio o una arancia, decorato con elementi simbolici.20160318_171223

Durante il pranzo del 19 marzo i santi non riescono a mangiare la grande quantità di pietanze e, nei giorni successivi, offrono il resto a parenti e conoscenti.  La conservazione di tale tradizione svolge la funzione di mantenere la solidarietà sociale oltre a rappresentare una grande ed unica esperienza di fede e riconciliazione.

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