Emilia Romagna: nelle terre di Verdi e Don Camillo 2

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dsc_0118aNon si può andare nella "Bassa" senza gironzolare un pò per paesi e golene del mondo piccolo, pertanto abbiamo fatto base a Soragna, dove c'è la rocca Meli Lupi ma anche un bellissimo museo del Parmigiano reggiano. Il parmigiano è certamente il prodotto di punta della zona e viene presentato con l'orgoglio di chi produce un opera d'arte che è sinonimo di materie prime eccellenti, tradizione e arte casearia consumata.

Non è un caso che è il prodotto che vanta più tentativi d'imitazione al mondo. dsc_0041Ma scopriamo qualche altra "chicca" di questa zona. Questa area è disseminata di rocche, manieri e castelli medioevali che sono custoditi egregiamente e vale la pena visitare. Dunque ,dopo aver visto la rocca Meli Lupi di Soragna abbiamo visitato la magnifica rocca San Vitale a Fontanellato nel grazioso centro storico dell'omonimo paese, circondata dal fossato colmo d'acqua. Il castello ospita una bellissima saletta in cui il Parmigianino nel 1524 ha rappresentato mirabilmente il mito di Diana e Atteone; sempre nel castello c'è l'unica camera ottica ancora in funzione in Italia. dsc_0061

Da Fontanellato siamo andati a Roncole Verdi, nella cascina che fu il centro della storia del film Novecento di Bernardo Bertolucci. La cascina nell'agricoltura della bassa era un complesso di costruzioni che vedeva la casa padronale nella parte nobile, mentre nella parte dei lavoratori erano riunite le case dei contadini con le stalle e i fienili, il caseificio, il granaio, i mulini e i forni, le fontane con i lavatoi, i magazzini, le cantine, l'ambiente per il fabbro /maniscalco e il locale dove si macellavano le bestie e se ne lavoravano le carni. Non era raro che nelle cascine più grandi ci fosse una chiesetta, una bottega di falegname/bottaio, il muratore e una serie di personaggi che si avvicinavano alla cascina per attività stagionali, insomma la cascina era un piccolo villaggio autonomo dove convivevano parecchie famiglie.

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Nel centro abitatato di Roncole Verdi siamo andati a vedere il piccolo museo dedicato a Guareschi, il giornalista e scrittore italiano che con i suoi Don Camillo e Peppone ha fatto conoscere la bassa in tutto il mondo. E si,perchè Guareschi è lo scrittore italiano che più di tutti è stato tradotto e, anche se può sembrare strano, esistono edizioni dei libri su Don Camillo in coreano come in danese o polacco, ungherese finlandese, svedese, olandese…….insomma Giovannino Guareschi descriveva con amore e umorismo la sua terra, riuscendo a rendere comico e simpatico anche momenti che erano purtroppo tutt'altro che comici.

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Gironzolando per la bassa , tra golene e campi che sembrano biliardi di dimensioni giganti, in ambienti in cui ti aspetteresti di vedere un novello Don Camillo in bicicletta o un Peppone chino sul trattore con una chiave inglese in mano,  siamo approdati a Zibello.culat Zibello è un paese molto carino ma Zibello vuol dire Culatello. Siamo andati a trovare un produttore che, grazie all'intercessione dell'amico Sandrino, ci ha fatto assistere alla preparazione del Culatello. Diciamo che non tutti i cosciotti di maiale sono adatti, tant'è che il nostro Rino ci ha descritto i parametrifondamentali per la scelta: quale dovesse essere l'aspetto, la forma, la consistenza ….insomma solo all' esame visivo vengono scartati la maggior parte delle cosce. Poi viene la lavorazione che non può che essere fatta da mani espertissime che sezionano la coscia tirandone fuori quanto destinato al culatello, al fiocco, ai salami e via cosi. Poi saranno altre mani esperte a portarne avanti la stagionatura per fare si che l'essiccazione avvenga progressivamente e dolcemente facendo cullare il culatello dalle nebbiose e fredde arie della zona, prevenendo la formazione di muffe eccessive e coccolandolo come un bambino piccolo, non è un caso che in dialetto lo chiamano "al bamben".

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Tutti salmi finiscono in gloria dice il proverbio e cosi abbiamo terminato la nostra gita a Zibello con una degustazione di strepitoso culatello di Rino con il lardo di conca, gras pist e torta fritta. 

20161116_131044Poi, solo per documentarci meglio perchè a calorie eravamo già al limite superiore, abbiamo degustato dei primi tipici della zona : i Pisarei e fasò, un'antica ricetta Emiliana, costituita da gnocchetti di farina e pangrattato conditi con fagioli, lardo e pomodoro e le mezze maniche ripiene in brodo di terza.

mezze-maniche Questa preparazione è un pò più complessa perchè occorre cominciare dal brodo che vede manzo, pollo e maiale. Una volta preparato questo si va al ripieno per il quale si procede scottando il pane con un pochino di brodo bollente, poi si aggiungono  le uova, la salsiccia sgranata, il grana padano e infine una grattatina di noce moscata e un pizzico di sale fino.

Abbiamo accompagnato tutto con un ottimo Lambrusco, storie del Po e delle sue inondazioni, tanta allegria …che altro chiedere?

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