Portulaca

 

Magari l'avete avuta avanti agli occhi centinaia di volte,  magari pure carina se fiorita, ma non l'avete considerata che una pianta infestante. La portulaca è diffusissima negli orti e giardini ma anche in terreni incolti e ha una tale vitalità che la potete trovare pure in qualche fenditura dei marciapiedi. Ciò non toglie che può avere impieghi alimentari, anzi vi invito ad assaggiarla, ed è ricchissima di proprietà salutari visto l'alto contenuto di Omega3.

L’uso della portulaca è antichissimo, in principio solo come medicinale: così la utilizzavano gli Egiziani, e  i Romani. Plinio la raccomandava, in particolare, per molteplici tipi di applicazioni, sia per regolarizzare l’apparato digerente, sia perché “frena la libido e i sogni erotici”. In Italia veniva utilizzata dalle fasce più povere della popolazione ed è particolarmente diffusa nella cucina laziale e del Centro-Sud in genere. Appartiene alla famiglia delle Portulacaceae, ha probabilmente origini asiatiche e in Italia è conosciuta con i vari nomignoli e denominazioni regionali nella tradizione contadina: in italiano come porcellana, procaccia, purselana in Liguria, erba grassa in Lombardia, barzellana in Sardegna, porcacchia nelle Marche, precacchia in Abruzzo, perchiacca in Basilicata, pucchiacchèlla, purchiacchèlla in tutta la Campania a eccezione di alcune zone del Sannio dove viene chiamata, erba vasciulella per evitare il riferimento dialettale alla pucchiacca, ovvero l'organo genitale femminile in napoletano; perchiazza o sportellecchia in Toscana, in Calabria andraca, purchiazzë , purciaca o purciddana in Sicilia. Qua in Salento la chiamano'mbrucacchia, brucacchia o purbacchia e proprio qui ho avuto modo di assaggiarla.

Peraltro la portulaca ha il vantaggio di crescere spontaneamente tutto l’anno nei luoghi in cui c’è un clima più caldo,non ha bisogno di frequenti innaffiature ed è quindi di facile coltivazione. Considerando le sue numerose proprietà benefiche, dicevamo,ma anche il suo buon sapore, vale la pena provare ad usare la portulaca anche in cucina.

 La portulaca può essere usata in cucina a crudo scegliendo i germogli giovani dal momento che i germogli più vecchi hanno un retrogusto amarognolo, gustando così gli steli freschi e le foglie ricchi di vitamine come cruditè e infatti la portulaca ha un sapore leggermente aspro e fresco che la rende ottima per arricchire le insalate unita ad altre erbette di campo e ortaggi. Risulta un pò più saporita delle verdure e delle erbe più comuni nelle insalate quali la lattuga e la rucola. Fa la sua figura anche mangiata cotta e aggiunta nelle minestre, nei ripieni di pasta fresca, nelle frittate e negli sformati con la besciamella e,perchè no, una frittatina con questa erba grassa l’avete mai assaggiata? Deliziosa.

Nella cucina napoletana veniva venduta da ortolani ambulanti che la raccoglievano con la rucola, la cicoria e altre erbe spontanee. Rucola e pucchiacchella costituivano un binomio quasi inscindibile tra gli ingredienti dell'insalata.

Nella cucina romana la porcacchia, appartiene alla misticanza, ovvero quel misto di varie verdure, domestiche e selvatiche che sono consumate crude in insalata. Anticamente i frati portavano a casa la misticanza passando a chiedere l'obolo alle famiglie: in Corsica la portulaca viene tuttora chiamata “erba fratesca”.

Nella cucina siciliana  l'insalata ferragostana con pomodori, cetrioli, cipolle stemperate in olio aceto, e sale non può non contenere anche'a purciddana oppure viene degustata nell'insalata con verdure lesse, dove le foglie e i giovani germogli sono usati con patate bollite e cipolle al forno. E delle piccole e deliziose frittelle di Purciddana  ne vogliamo parlare? Le cime della pianta vengono intinte in una pastella di acqua e farina, fritte singolarmente in olio ben caldo vengono poi servite come antipasti o spuntino.

In Salento viene usata in insalate ma se ne fa anche un pesto con mandorle e pomodori da usare come condimento delle trofie….


 

 

 

 

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